Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/49

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capo xviii. 41


Nel recitato racconto di Daniel evvi un fondo di verità, ma talmente sfigurato che non serba più effigie della originaria sua forma. Ecco il fatto.

Pendenti le narrate controversie Frà Paolo aveva scritto lettere a varii amici di Francia, tra i quali alcuni erano calvinisti; e le lettere per mezzo dell’ambasciatore Foscarini furono ricapitate. Ma una di esse, per non so qual via, pervenne in mano del nunzio a Parigi Roberto Ubaldini che la mandò a Roma, e da Roma a Venezia. Veramente non conteneva cosa alcuna d’importanza, ma vi erano alcuni tratti pungenti contro la Corte, e altri dove facendo qualche biasimo al Collegio, lodava al confronto il Senato; ma sarebbe stato nulla di nulla se altre passioni non avessero dato valore all’accusa. La lettera fu presentata quando appunto si trovava in Venezia l’ambasciatore di Olanda; e quella missione maneggiata particolarmente da Frà Paolo e dallo scaduto Collegio, spiaceva singolarmente agli Spagnuoli, ai pontificii, a Champigny, e a quelli tra i patrizi che consentivano con loro. Nè i membri che componevano il Collegio attuale erano tutti favorevoli al Consultore; il quale sopraffatto da così inopinata tempesta, non fu mai tanto vicino alla sua perdita, e forse anco sarebbe seguìta se altri innumerevoli, tra i primi dell’ordine patrizio, complicati nella stessa causa, non avessero estimato loro interesse di sostenerlo. Perocchè non potendo convincerlo di eresia, volevano accusarlo di delitto di Stato; ma non fondandosi l’accuse sopra alcun fatto certo, sì solamente sopra induzioni e sospetti suggeriti da animosità, si dilatava troppo, e complicava sover-