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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/55

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capo xix. 47

bre 1607, cioè già sei mesi dopo conchiuso l’affare dell’interdetto. La prima edizione dell’Apologia, come che porti la data del 1607, non uscì dalle stampe se non se nel 1608; e neppure fu questa che il re Giacomo fece presentare ai principi, ma, come ho detto, una seconda edizione del 1609, due anni dopo le controversie veneziane. Se il lettore ricorda le trattazioni che ebbe Frà Paolo con Wotton durante l’interdetto, vedrà dond’ebbe origine il grosso equivoco di Gilberto Burnet.

Ecco poi quale giudizio ne porta Frà Paolo in una lettera al Leschassier de’ 23 gennaio 1610: «Sarebbe stato bene che il re avesse trattato solamente ciò che risguarda a’ suoi diritti, e fossesi astenuto da materie teologiche, nelle quali volendo render ragione delle sue credenze abbatte i fondamenti della fede e fu cagione che sia andata fama che voglia a al tutto pervertirla. Quanto alle cose nostre, sono da trattarsi diversamente. Noi non vogliamo mescolare il cielo colla terra, nè le cose umane colle divine. I sacramenti, e tuttociò che a religione si appartiene, vogliamo che restino a suo luogo; bene crediamo di poter difendere il principato in quei diritti che gli sono dalle Sacre Carte e dalla dottrina dei Padri acconsentiti».

Questo passo importante ci mostra che Frà Paolo nelle sue correlazioni coi riformati, era amico, come si suol dire, usque ad aram; cioè che consentiva con loro in ciò che riguarda una reazione politica e l’abbassamento della soperchia potenza papale, ma che non approvava le loro innovazioni dogmatiche.