Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/63

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capo xix. 55

quella monarchia sempre egualmente dannosa. Altro secreto verme lo rodeva: povertà dell’erario, mala amministrazione, cattive leggi e sazietà di popoli. Pure le giovava il prestigio della sua possanza e la debolezza quasi pari degli altri Stati, e sopratutto la viltà dei principi italiani, a cui ora si aggiungeva la bassezza non minore del regno di Francia. Eppure non pertanto temendo i cimenti armati, gli evitava per sè, gli dissipava per gli altri, solo ristringendosi ad artifizi di una tortuosa diplomazia, a raggiri di corte, ad astuzie o maneggi di preti e frati. La Spagna, solita a coprire le sue ambizioni col velo della religione, aveva messo di moda questi strani diplomatici. Essendo i frati confessori dei principi e de’ grandi, conscii di tutti gli arcani di Stato, se gli comunicavano a vicenda di convento in convento per lettere o per messi, talchè le case dei religiosi erano diventate i gabinetti dove si discutevano tutti gli affari pubblici, e preti e frati galoppavano da una corte all’altra trattando guerre, paci, alleanze, matrimoni ed altri negozi di momento. Nelle quali cose eccedevano sopra gli altri i gesuiti che oltre all’essere nati nella Spagna, e l’essere stati spagnuoli i loro fondatori, ed esserlo tuttavia i più numerosi o i più distinti loro membri, trovano nella condizione e nella politica di quello Stato un valevole appoggio alle loro ambizioni. Appieno conformi erano i concetti della corte e della sêtta; allo stesso fine tendevano, e si servivano degli stessi argomenti per coprirli. Intanto che l’una col pretesto della religione agognava il dominio materiale de’ popoli, collo stesso pretesto intendevano gli al-