Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/242

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di me i miei umori, e la mia condotta, perchè vi sono vissuto accanto finora. Commerciante di professione; chiuso di pensieri per indole, e per sistema, e però taciturno quasi sempre; senza nome, senza influenza, senza ambizione; partigiano della quiete, anzi dell’inerzia, – non avrei fatto un passo più lungo del solito per iscansare una fossa; – di spirito scettico, – talchè spesso io mi trovava a contrasto colla corrente, e non me ne importava; – la storia della mia vita era la storia della pianta, che vegeta, e nulla più. Avvertito, che i tempi correvano difficili, rinnegai per tempo l’esercizio di quelle poche facoltà d’ingegno, che la Natura, non so se madre, o madrigna, volle assegnarmi in dote. Così fatto com’era, avrei giurato, che la mia esistenza quasi sotterranea sarebbe trascorsa nel silenzio senza dar ombra a nessuno, senza destare nè odio, nè amore; avrei giurato, che il dì dei miei funerali, pochi, ma pochi, avrebbero detto: è morto un morto. Ma che per questo? I concetti del mortale son tele di ragno, – un nulla le rompe. La prudenza può talvolta menare dove mena l’imprudenza; il non far nulla talvolta equivale al far qualche cosa; questo è un conto, che in aritmetica non torna, ma che pure entra nella serie degli umani accidenti. L’uomo spesso non dipende da sè stesso; la Fortuna agita i dadi della sua vita, e la Fortuna è femmina, e di più non ha occhi.

Non ostante da tutto questo non dovete indurne argomento di disperare. Io credo fermamente, che l’Innocenza non sia un giuoco di parole; io credo, che la Giustizia non siasi rimasta fra le divinità della Favola. Il tempo schiarirà tutto; almeno così diceva a Livorno il Medico N., disputando sulla malattia di