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Dunque voi vedete, che, se siamo in una gabbia, la gabbia almeno è indorata.

Sento vivamente il dispiacere della malattia irremediabile del signor N., perchè era un uomo di cuore, ed uno dei migliori sostegni del commercio di Livorno; ma che dobbiamo farci? nella morte non vi è ingiustizia; – chacun à son tour.

Io vi dico, che séguito a star bene di corpo, e sarebbe lo stesso in quanto allo spirito, se il pensiere di mia Madre non mi turbasse. Salutate caramente la famiglia, e gli amici, e credetemi

Dalla ***, 19 ottobre 1833.

Il vostro Carlo.


V.


Carissimo Padre

Ricevo la vostra del 23 corrente, e mi gode l’animo a sentire le notizie della migliorata salute di mia Madre, e a quest’ora spero che sarà libera di quello strascico di mal essere, che lasciano dietro di sè le lunghe infermità.

In quanto a me veramente non saprei cosa dirvi; la mia vita non ha variazioni, e potrei ripetervi oggi quello che vi scrissi a principio. Io sto bene al solito, e mi sento disposto a durare un bel pezzo così.

Voi mi dite, che secondo la voce pubblica si spera, che presto saremo a casa. Anch’io lo spero, e tutti speriamo bene in questo mondo, perchè così vuole l’istinto; per altro io vi esorto a non dare ascolto alla voce pubblica, perchè si muove a caso,