Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/329

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empirò dunque di nuovo la mia pipa, – disse il mio Zio Tobia, – nè cercherò d’interromperti, finchè tu non abbi finito; e però siedi a tuo bell’agio, o Trim, sulla seggiola presso alla finestra, e comincia da capo. ― Il Caporale fece l’antico suo inchino, che generalmente esprimeva chiaro, per quanto lo possa un inchino, – Vostro Onore è buono, – e di poi si mise a sedere come gli fu imposto, e cominciò da capo la storia presso a poco colle stesse parole. ― Io disperava a prima giunta di recare a vostro Onore nessuna novella intorno al povero Luogotenente infermo, e al suo figliuolo, perchè dimandando del suo servo, da cui io confidava sapere ogni cosa lecita a chiedersi, ( ― giustissima distinzione, o Trim, ― disse il mio Zio Tobia, – ) mi risposero che non aveva servo con sè, – ma era giunto all’albergo con dei cavalli noleggiati, e trovandosi inabile a proseguire, – io suppongo per unirsi al reggimento, – la mattina vegnente gli aveva rimandati. – Se posso migliorare, – disse, dando al suo figliuolo la borsa onde pagasse l’uomo, – noleggeremo quì dei cavalli; – ma il povero gentiluomo non moverà più di quì, – diceva l’ostessa, – perchè tutta la notte ho sentito l’uccello del mal augurio: e se muore, morrà certamente con lui il giovanetto suo figlio, e di già gli si spezza il cuore. – Io stava a sentire, e il giovanetto venne in cucina ordinando il crostino rammentato dall’oste: – ma lo voglio far io per mio padre, – aggiunse il giovanetto. – Di grazia, o giovanetto gentile, – diss’io pigliando a tal fine una forchetta, e offrendogli la mia sedia perchè sedesse vicino al fuoco, – di grazia lasciate fare a me. – Io credo, o Signore, – mi rispondea verecondo, – di poter meglio contentare mio padre. – Io tengo per fermo, – ripigliai, – che Suo Onore