Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/335

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sa, – continuò il mio Zio Tobia, – allorchè gli offeristi le cose mie, dovevi ancora offerirgli la casa. Un confratello uffiziale infermo dovrebbe, o Trim, aver le stanze migliori, – e se or noi l’avessimo quì potremmo assisterlo e badare. Tu sei, o Trim, un eccellente infermiere, e tra la cura tua, e quella della vecchia, del suo figliuolo, e la mia insieme, lo potremmo sanar da capo, e rimetterlo in piedi. Tra quindici giorni, o al più tre settimane, – aggiugnea sorridendo, – egli potrebbe marciare. ― Non marcerà più de’ suoi giorni in questo mondo, – scusimi Vostro Onore, – rispondeva il Caporale. ― Marcerà, – disse il mio Zio Tobia, levandosi dalla sponda del letto con un piè senza scarpa. ― Scusimi Vostro Onore, – non marcerà, che per andare alla fossa, – diceva Trim. ― Marcerà, – disse il mio Zio Tobia, facendo marciare il piè, che aveva nella scarpa, ma non avanzando d’un dito, – marcerà per andare al suo reggimento. ― Non può tenersi in piedi, – disse il Caporale. ― Lo reggeremo, – disse il mio Zio Tobia. ― Cadrà finalmente, – rispose il Caporale: – e che avverrà del povero suo figliuolo? ― Non cadrà di certo, – dicea fermamente il mio Zio Tobia. ― Poffare! – disse Trim sostenendo l’assunto, – fate per lui l’impossibile, ma la povera creatura morirà. ― Non morirà, no per....! – gridò il mio Zio Tobia. ―

Lo Spirito dell’Accusa, che volò col giuramento alla cancelleria del cielo, si cosperse di rossore nell’atto di darla, – e l’Angiolo della Memoria mentre lo segnava vi fece su cadere una lacrima, e lo cancellò per sempre.

Il mio Zio Tobia andò al suo forziere, e si mise la borsa nella scarsella delle sue brache; – poi comandò al Caporale, che di buon’ora andasse pel me-