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cencelli avv. giuseppe

trizio Viterbese, uomo di eletti sensi, di integro carattere, di ogni più chiara virtù ornato. — Giuseppe Cencelli crebbe unico figlio ai genitori diletto. — Giovanissimo degli anni dimostrò svegliata la mente, robusto l’ingegno, e dei buoni studi amantissimo. — Allo scienze legali quindi s’applicò, e volgendo l’anno 1843, nella Romana Università, in quelle laureavasi. — Sceso nella palestra del Foro, emerse per la forte intelligenza, per il profondo sapere, per il criterio giuridico, o raccolse onori, e andò lodato e applaudito dai più sapienti.

La sua giovano anima era presa di fervente amore per la patria, chè aveva appreso anche dalle storie quanto Italia fosse bella ed infelice. — L’aurora politica del 1848 parca impromettitrice di sospirata fortuna, perocchè era il papa Pio IX che bandiva guerra allo straniero, despota signore delle terre italiane, e benediceva alle giovani vite, che correvano a sacrificarsi per l’unità, e indipendenza del proprio paese. — E noi vedemmo di subito il Cencelli correre tra i volontari con il grado di sotto-tenente di Cavalleria civica, comandante il gruppo do’ Cavalieri civici destinati alla scorta dei due cannoni, regalati dalla patriottica Torino, ai quali erasi dato il nome di S. Pietro, e Pio IX, e spiegando tutto il valore di un petto italiano preso parto a tutti i fatti d’arme nella campagna del Veneto, e là gettavasi dove più ferveva la mischia, e con giovanile impeto e con baldanza di prode al pericolo della prò-, pria vita non badava. — Ed eccolo, nonostantechè Pio IX scagliasse un’enciclica rinnegatrice dei più santi principi, con la quale revocava ogni mandato di guerra per la liberazione della patria, eccolo — il Cencelli — traversare i confini al di là del Po, e con la virtù de’ forti, con il cuore strenuamente gagliardo, contro lo straniero cambattendo, cadere leggermente ferito a Treviso, e poscia di grave ferita in Vicenza mentre, siccome ajutante di campo del generale Massimo d’Azeglio, al di lui fianco procedeva in mezzo al fuoco nemico.

I fati d’Italia non erano anco maturi, e le vittime immolate sui campi di battaglia erano olocausto di più tarda vendetta. —

Pio IX, spergiurando, abbandonava Roma, e stretto al seno del Borbone refugiavasi a Gaeta. — Il popolo italiano fremeva, e l’opera della grande redenzione volea si compiesse nella eterna città dei grandi destini. — Il Cencelli tornava a Roma, e sotto il vessillo della Romana Repubblica proseguia la carriera dei valorosi. — Entrato nei corpi regolari di cavalleria è subitamente nominato Tenente nel secondo Reggimento Dragoni, e quindi 1.° Tenente nel primo Reggimento. A lui si affidano importanti commissioni, ed è spedito al confine napoletano. Il suo patriottismo, l’abilità anche nelle cose di guerra,