Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/34

Da Wikisource.

balestra avvocato giacomo

giovane, sempre fidente, che Dio creò solo capace a combattere le battaglie della umanità, e quella quando che sia a vincere.„

La penna adunque noi stringiamo nella mano per scrivere la vita di cittadini viventi, affinchè la causa della patria e del popolo vieppiù sempre meglio sostengano, e la di loro potente opera a stabilire la felicità della Nazione diriggano.

E dopo ciò entriamo a distendere la biografia dell’Avvocato Giacomo Balestra.

Diremo dapprima come Carlo suo padre nato nella villa di Vaiorio, terra di Piemonte in sul confine della Liguria, non appena quindicenne di quivi si partisse con umile patrimonio paterno e a Roma portasse la sua dimora, vago di aprirsi nelle risorse commerciali della Capitale una fortuna migliore. — E difatti intelligente, operosissimo ed onesto uomo, come egli fu, seppe, col distringersi nelle economie e nelle privazioni, i pochi suoi beni far prosperare per modo, che nel giro di molti anni divenne un agiato e ricco proprietario. — Tolta moglie fu consolato di prole numerosa, perocchè s’ebbe quattro figliuoli Francesco, Pietro, Giacomo e Giuseppe. Padre affettuosissimo nulla risparmiò per l’educazione dei figli, e la gioia più bella della sua vita fu quella di vederli crescere nell’amore degli studi, e le loro menti svolgersi nel campo della istruzione.

Giacomo non aveva ancora l’età di 17 anni quando compiva il corso degli studi letterari nel Collegio Nazzareno, ed ammesso nell’Università Romana, si applicò quindi alle scienze legali, nelle quali dipoi si laureava. — Egli studente non solo si distinse per la svegliatezza dell’ingegno, ma sì pure per i patriottici sentimenti, che sebben giovanissimo tutto gli infiammavano il cuore, e mal potè raffrenare quanto gli tumultuava nell’anima, perocchè sin d’allora egli conosceva non essere la missione di un papa quella di occuparsi dei beni temporali, e la tiara del Vicario di Dio confondere con la corona di Re, onde nel 1859 quando era già suonata l’ora delle battaglie per la liberazione d’Italia, fu desso tra quegli studenti, che per le scuole universitarie fecero diramare una circolare contro un clericale indirizzo di sudditanza al Papa Re. — Caldamente favoreggiò tutte le liberali dimostrazioni, e la storia gli svelò sempre meglio la verità, di quanto disse il grande cittadino Livornese, che cioè, dapertutto sorsero sempre tiranni, e da per tutto generosi che convertirono le catene in brandi e in pugnali, da pertutto il prete tenne ferma la vittima perchè la sgozzasse il tiranno, e il tiranno agguantò la vittima, affinchè la scannasse il prete.