Pagina:Blanch - Della scienza militare.djvu/72

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da esso trattate, si attiene anch’egli troppo alla stretta imitazione delle marcie e degli accampamenti dei romani, che non erano del tutto applicabili e lo divenivano ogni giorno meno. Ma bisogna osservare che come filosofo politico volea ottenere questi successi per l’ordinamento di eserciti nazionali, per le istituzioni e per le discipline che ha si ben osservate ed esposte ne’ suoi Discorsi su Livio \ per lo che intendeva, egli, per rilevare la grandezza italica, ad opporre anziché metodi puramente guerrieri, la forza morale degli eserciti al tristo spettacolo che i conduttori gli presentavano. Ci resta ora ad esaminare se nell’ignoranza della scienza vi fosse in alcuni capitani l’istinto ed il presentimento. Noi rispondiamo affermativamente a questa dimanda.

L’invasione di Carlo ottavo in Italia, la lega che si gli formò contro per chiuderlo in essa, la sua ritirata troncata strategicamente dall’ Al Viano general veneziano, la difesa della Calabria fatta da Aubigny, la fine della battaglia di Fornuovo che apri la strada all’esercito francese, rassomigliano di molto alle operazioni che precedettero la battaglia della Trebbia nel 1799, al passaggio della Beresina nel 181 2, alla battaglia di Hanau nel 18 13, e dimostrano che i capitani di quel tempo avevano l’istinto delle grandi operazioni di guerra, mentre veggiamo che cercarono con le marcie di prevenire il nemico in un punto geografico importante e di giugnere allo stesso scopo che a’ nostri tempi cercan di conseguire generali istruiti e che la scienza ridotta a regole chiare indica e facilita. Se vi aggiungiamo il merito militare di Marcantonio e Prospero Colonna, che seguivano ed ingrandivano le strategiche combinazioni le quali noi segnalammo nel precedente discorso non essere ignote ai piú illustri condottieri del decimoquarto e decimoquinto secolo, troviamo la serie di queste regole non interrotta. La campagna del gran capitano Gonsalvo sul Garigliano, quelle di tutta la scuola dei capitani spagnuoli sotto Carlo quinto, le sue imprese di Affrica, ove era indispensabile la cooperazione della marina militare che si personificava in Andrea Doria, tutto pruova il progresso in cui erano le combinazioni militari, giacché