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capitolo vi | 125 |
lerti niuna pena alla tua reputi eguale; e certo, se tu savia sarai come io disidero, a tutte queste cose con effetto raccogliendo le mie parole prenderai tu utile medicina. Il giovane,
il quale tu ami, senza dubbio secondo l’amorose leggi, come
tu lui, te dée amare; ma se egli nol fa, fa male, ma niuna
cosa a farlo il può costrignere. Ciascheduno il beneficio della
sua libertá, come gli pare, può usare. Se tu fortemente ami
lui tanto che di ciò pena intollerabile sostieni, egli di ciò non
t’ha colpa, né giustamente di lui ti puoi dolere: tu stessa di
ciò ti se’ principalissima cagione. Amore, ancora che potentissimo
signore sia, e incomparabili le sue forze, non però, te
invita, ti poteva il giovine pignere nella mente; il tuo senno
e gli oziosi pensieri di questo amore ti furono principio, al
quale se tu vigorosamente ti fossi opposta, tutto questo non
avvenia, ma libera lui e ogni altro averesti potuto schernire,
come tu di’ che egli di te non curantesi ti schernisce. Egli
adunque t’è bisogno, poi la tua libertá gli sommettesti, di reggerti secondo li suoi piaceri: piacegli ora di stare a te lontano, a te similemente senza ramaricarti si conviene che
egli piaccia; se egli intera fede lagrimando ti diede, e di tornare impromise, non cosa nuova, ma antichissima usanza fe’
degli amanti; questi sono de’costumi che s’usano nella corte
del tuo iddio.
«Ma se egli attenuta non te l’ha, niuno giudice si trovò mai che di ciò tenesse ragione, né di ciò piú si puote che dire «male ha fatto», e darsi pace, sappiendo che a lui sia da fare, se mai a tal partito la fortuna tel desse, a quale ella ha te a lui conceduta. Egli ancora non è il primo che questo fa, né tu la prima a cui avviene. Giasone si parti di Lemnos19 d’Isifile, e tornò in Tessaglia di Medea20; Paris si parti di Oenone21 delle selve d’Ida e ritornò a Troia di Elena; Teseo si partí22 di Creti di Adriana, e giunse ad Atene di Fedra: né però Isifile, o Oenone, o Adriana s’uccisero, ma posponendo li vani pensieri, misero in oblio li falsi amanti. Amore, come io di sopra ti dissi, niuna ingiuria ti fa o t’ha fatto, piú che tu t’abbi voluto pigliare. Egli usa il suo arco e le sue saette