Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/168

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162 l'elegia di madonna fiammetta


Con questa e con le predette m’occorrono la eccellenzia di Ciro da Tamiris morto nel sangue; il fuoco e l’acqua di Creso; li ricchi regni di Persio; la magnificenza di Pirro; la potenza di Dario; la crudeltá di Giugurta; la tirannia di Dionisio; l’altezza d’Agamennone, e altri molti. Tutti da doglie simili alle predette o furono stimolati, o altrui lasciarono sconsolati; li quali similmente furono da súbiti argomenti aiutati, né lungamente in quelle dimorando, sentirono intera la loro gravezza, come io faccio.

Mentre che io vado gli antichi danni in cotal guisa, quale avanti vedete, nella mia mente cercando per trovare lagrime o fatiche meritamente alle mie simigliami, acciò che avendo compagni mi dolga meno, mi vengono innanzi quelle di Tieste e di Tereo, li quali amenduni furono misera sepoltura de’ loro figliuoli. E senza dubbio io non conosco qual temperanza a’ riluttanti figliuoli nelle interiora paterne per uscir fuori, abominando il luogo donde erano entrati, di ritornarvi, ancora dubitando i crudeli morsi, non avendo altro luogo per altra parte, li ritenne di loro aprire con li taglienti ferri. Ma questi con ciò che poterono ad un’ora l’odio e il dolore sfogarono, e quasi ne’ danni prendevano conforto, sentendo che senza colpa erano tenuti miseri da’ loro popoli: quello chea me non avviene. A me è portata compassione di ciò onde io non ho doglia niuna, né oso scoprire quello onde io mi doglio; la qual cosa se fare osassi, non dubito che, come agli altri dolenti è stato alcuno rimedio, che a me similmente si trovasse.

Vengonmi ancora nella mente talvolta le pietose lagrime di Licurgo e della sua casa, meritamente avute del morto Archemoro, e con queste quelle della dolente Atalanta madre di Partenopeo morto ne’ tebani campi; e sí proprie a me con li loro effetti s’accostano e sí mi si fanno conoscere, che appena piú sapere le potrei, se io non le provassi, come giá da me un’altra volta provate furono. Dico che di tanta mestizia sono piene, che piú non potrebbono, ma ciascune con tanta gloria sono in eterno ritratte, che quasi