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capitolo ix | 169 |
quasi a te come a piú beato di sé la portasse, làsciati mordere. Io non so bene qual parte di te nuova offesa possa ricevere, sí per tutto dalle percosse della fortuna ti veggio essere
lacerato. Egli non ti può guari offendere, né farti d’alto tornare in basso luogo, sí è infimo quello ove dimori. E posto
ancora che non bastasse alla fortuna d’averci con la superficie
della terra congiunti, e ancora sotto quella cercasse di sotterrarci, sí siamo nell’avversitá amicati, che con quelle spalle
con le quali le maggiori cose abbiamo sostenute e sosteniamo,
sosterremo le minori, e però entra dove ella vuole.
Vivi adunque: nullo ti può di questo privare; ed esemplo eterno a’ felici e a’ miseri dimora dell’angoscie della tua donna.