Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/174

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168 l'elegia di madonna fiammetta


placabili e benigni, e li suoi amori secondo li suoi disii felici produca per lunghi tempi.

Ma se per avventura tra l’amorosa turba delle vaghe donne, delle mani d’una in altra cambiandoti, pervieni a quelle dell’inimica donna usurpatrice de’ nostri beni, come di luogo iniquo fuggi incontanente, né parte di te non mostrare agli occhi ladri, acciò che ella la seconda volta, sentendo le nostre pene, non si rallegri d’averci nociuto. Ma se pure avviene che essa per forza ti tenga, e pure ti voglia vedere, per modo ti mostra, che non risa, ma lagrime le venga de’ nostri danni, e a conscienza tornando, ci renda il nostro amante. Oh, quanto felice pietá sarebbe questa, e come fruttuosa la tua fatica!

Gli occhi degli uomini fuggi, da’ quali se pure se’ veduto di’: «O generazione ingrata e detrattrice delle semplici donne, non si convengono a voi di vedere le cose pie». Ma se a colui che è de’ nostri mali radice pervieni, sgridalo dalla lunga e di’: «O tu, piú rigido che alcuna quercia, fuggi di qui, e noi con le tue mani non violare: la tua rotta fede è di tutto ciò che io porto cagione, ma se con umana mente leggere mi vuogli, forse riconoscendo il fallo commesso contro a colei, che, tornando tu ad essa, di perdonarti disidera, vedimi; ma se ciò fare non vuogli, non si conviene a te di vedere le lagrime che date hai, e spezialmente se d’accrescerle dimori nel volere primo». E se forse alcuna donna delle tue parole rozzamente composte si maraviglia, di’ che quelle ne mandi via, però che li parlari ornati richieggiono gli animi chiari e li tempi sereni e tranquilli. E però piuttosto dirai che prenda ammirazione come a quel poco che narri disordinato, bastò lo ’ntelletto e la mano, considerando che dall’una parte amore, e dall’altra gelosia con varie trafitte in continua battaglia tengono il dolente animo, e in nebuloso tempo favoreggiandogli la contraria fortuna.

Tu puoi da ogni aguato andar sicuro, sí come io credo, però che nulla invidia te morderá con aguto dente; ma se pure piú misero di te si trovasse, che no ’l credo, il quale