Edizione Moutier |
Nostra Edizione
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Cap. VIII |
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153 |
si conservasse |
si convertisse
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il dimostrò |
il dimostra
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156 |
descritte |
in pene descritte
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158 |
s’appigli |
s’appicchi
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159 |
e con piú sostenuta |
e piú sostenente
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continua |
continuo
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nel tristo seno |
nel tristo senno
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il male |
in male
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161 |
se non di Panfilo |
se non Panfilo
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165 |
le seconde febbri |
le febbri
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Cap. XI |
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166 |
Tale |
Adunque tale
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168 |
da lungi |
dalla lunga
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e continua |
in continua
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Le Chiose oltre che nei margini del codice Laurenziano XLII, 7,
giá descritto, si trovano raggruppate insieme nelle carte 167-177
del codice Riccardiano 1126 (cartaceo, del sec. XV, miscellaneo).
I due manoscritti hanno in comune errori e lacune, presentano
il testo trascritto con le medesime deformazioni dialettali originariamente venete, ma contaminate con influenze meridionali, e
coincidono nel dare la seguente avvertenza: «Per aver vera notizia di questo libro il quale non nomina onde fossero questi due
amanti se non con latenti significazioni, è da sapere che madonna
Fiammetta fu della cittá di Napoli dove essa si denomina in questo libro quando dice nella nostra Partenope, cioè Napoli, così
denominata da una vergine che vi morio che ebbe nome Partenope; e Panfilo fu della cittá di Venezia, e questo dimostra il
presente libro quando dice delle parti di Illiria però che Illiria
è proprio quel paese ove è posta Venezia». Il compilatore veneto
di questa avvertenza, per dare a Panfilo come patria Venezia,
accomoda al suo scopo il testo dell’Elegia che non legge Illiria,
ma Etruria.
I due manoscritti sono tuttavia indipendenti l’uno dall’altro
perché alcune chiose che non si trovano nell’uno sono nell’altro,
e viceversa. Per dare il testo critico delle Chiose non basta ricostituire il capostipite dei due manoscritti, ma bisogna eliminare
tutte le deformazioni dialettali che erano giá nel capostipite: e