Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/61

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capitolo iii 55


volta con lui tornato, vagare in giardini bellissimi, di frondi, di fiori e di frutti varii adorni, con lui insieme quasi d’ogni temenza rimoti, come giá facemmo, e quivi lui per la mano tenendo, ed esso me, farmi ogni suo accidente contare; e molte volte avanti che ’l suo dire avesse fornito, mi parea baciandolo rompergli le parole, e quasi appena vero parendomi ciò che io vedea, diceva: «Deh, è egli vero che tu sii tornato? Certo si è, io ti pur tengo». E quindi da capo il baciava. Altra volta mi pareva essere con lui sopra i marini liti in lieta festa, e tal fu che io affermai meco medesima, dicendo: «Ora pur non sogno io d’averlo nelle mie braccia». Oh, quanto m’era discaro quando ciò m’avveniva che ’l sonno da me si partisse! Il quale partendosi, sempre seco se ne portava ciò che senza sua fatica in’avea prestato, e ancora ch’io ne rimanessi malinconosa assai, non per tanto tutto il dí seguente bene sperando contentissima dimorava, disiderando che tosto la notte tornasse, acciò ch’io, dormendo, quello avessi che vegghiando aver non poteva. E benché cosí grazioso alcuna volta mi fosse il sonno, nondimeno non sofferse egli che io cotale dolcezza senza amaritudine mescolata sentissi, perciò che furono assai di quelle volte che egli il mi parea vedere in vilissimi vestimenti vestito, tutto non so di che macchie oscurissime maculato, pallido e pauroso, e come se cacciato fosse, inverso me gridare: «Aiutami». Altre, mi pareva udir parlare a piú persone della sua morte; e volta fu ch’io mel vidi morto davanti e in altre molte e varie forme a me spiacenti. Il che ninna volta avvenne che il sonno avesse maggiori le forze che il dolore; e subitamente risvegliata, e la vanitá del mio sogno conoscendo, quasi contenta d’avere sognato, ringraziava Iddio; non che io turbata non rimanessi, temendo non le cose vedute, se non tutte, almeno in parte fossero vere o figure di vere. Né mai, quantunque io meco dicessi, e da altrui udissi vani essere i sogni, di ciò non era contenta, se io di lui non sapea novelle, delle quali io astutissimamente era divenuta sollecita dimandatrice.