Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/81

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capitolo v 75


forse nelle braccia ti tiene della giovane male per me udita? O pure senza alcuno ricordo di me soavissimamente dormi? Deh, come può questo essere che Amore due amanti con disuguali leggi governi, ciascuno ferventemente amando, come io fo, e forse come tu fai? Io non so, ma se cosí è, che quelli pensieri te che me occupino, quali prigioni o quali catene ti tengono, che quelle rompendo a me non torni? Certo io non so chi mi si potesse tenere di venire a te, se la mia forma sola, la quale senza dubbio d’impedimento e di vergogna in piú luoghi mi sarebbe cagione, non mi tenesse. Qualunque affari, qualunque altre cagioni costá trovasti, giá deono essere finite; e il tuo padre, giá di te dée essere sazio, il quale, come gl’iddíi sanno, io priego sovente per la sua morte, fermamente credendo lui cagione della tua dimora; e se cosí non è, almeno del tôrmiti pur fu. Ma io non dubito che, della morte pregando, non gli si prolunghi la vita, tanto mi sono gl’iddii contrarii e male esaudevoli in ogni cosa. Deh, vinca il tuo amore, se cotale è quale essere solea, le sue forze, e vienne. Non pensi tu, me sola gran parte delle notti giacere, nelle quali tu fida compagnia mi faresti, se tu ci fossi, come giá facesti? Oimè! quante il passato verno lunghissime senza te fredda nel grandissimo letto, sola n’ho trapassate! Deh, ricòrdati de’ varii diletti da noi molte volte in varie cose presi, de’ quali ricordandoti tu, sono certa niuna altra donna mai mi ti potrá tôrre. E quasi questa credenza piú che altra mi rende secura che falsa sia l’udita novella della nuova sposa, la quale, ancora che vera fosse, non spero mi ti potesse tôrre, se non un tempo. Dunque ritorna; e se i graziosi diletti non hanno forza di qua tirarti, tiritici il volere da morte turpissima liberare colei che sopra tutte le cose t’ama. Oimè! che se tu ora tornassi, appena ch’io creda che tu mi riconoscessi, sií m’ha trasformata l’angoscia. Ma certo, ciò che infinite lagrime m’hanno tolto, brieve letizia, veggendo il tuo bel viso, mi renderebbe, e senza fallo tornerei quella Fiammetta che giá fui.