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XXVI

CONCLUSIONE

La mia picciola barca è pervenuta al porto, al quale ella drizzò la proda partendosi dallo opposito lito; e, comeché il peleggio sia stato piccolo e il mare basso e tranquillo, nondimeno, di ciò che senza impedimento è venuta, ne sono da render grazie a Colui che felice vento ha prestato alle sue vele. Al Quale con quella umiltá e divozione che io posso maggiore, non cosí grandi come si converrieno, ma quelle che io posso, rendo, benedicendo in eterno il nome suo. conosco essere assai superficialmente per me fatta; e questo per piú cagioni. Primieramente, perché per avventura la sufficienzia, che a tanta cosa si richiederebbe, non c’era; appresso, posto che stata ci fosse, piú tosto altro luogo per sé richiedeva che questo, ad altra materia congiunta; ultimamente, quando la sufficienzia ci fosse stata, e la materia l’avesse patito, era ben fatto, piú che detto sia, non essere detto da me, accioché ad altrui piú di me sufficiente e piú vago di ciò alcun luogo si lasciasse di dire. La mia picciola barca, ecc.