Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/139

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«Ed ecco, quasi al cominciar dell’erta». In questa terza parte dimostra l’autore qual cosa fosse quella che lo ’mpedisse a dovere di quel luogo uscire, e dice ciò essere stato tre bestie, per la fierezza delle quali, non che salir piú avanti, ma egli fu per tornare indietro nel pericolo del quale era incominciato ad uscire. Dice adunque: «Ed ecco quasi al cominciar dell’erta», cioè della costa, su per la quale salir dovea per partirsi della pericolosa valle, «Una lonza leggera e presta molto, Che di pel maculato era coperta».

Poi, discritta la forma della bestia, dice: «E non mi si partia dinanzi al volto». Appresso dice che questo stargli sempre davanti, che essa «impediva tanto il mio cammino», per lo quale al monte salir volea, «Ch’i’ fui per ritornar», nella valle, «piú volte vólto». «Temp’era dal principio». Discrive qui l’autore l’ora che era del di, quando egli era da questa bestia impedito, e la qualitá della stagione dell’anno: e quanto a l’ora del di, dice ch’era principio «del mattino»: il che assai appare per li raggi del sole, li quali ancora non si vedeano se non nella sommitá del monte. «E ’l sol montava ’n su», cioè sopra l’orizzonte orientale di quella regione, vegnendo dallo emisperio inferiore al superiore; «con quelle stelle», in compagnia, «Ch’eran con lui, quando l’Amor divino», cioè lo Spirito santo, «Mosse da prima», cioè nel principio del mondo, «quelle cose belle», cioè il cielo e le stelle. Dimostra qui l’autore per una bella e leggiadra discrizione la qualitá della stagione dell’anno. Ad evidenzia della quale è da sapere che gli antichi filosofi caldei, e appresso loro gli egizi, furono li primi che per considerazione conobbero il movimento dell’ottava sfera e de’ pianeti, e similmente quello che per gli movimenti de’ corpi superiori negl’inferiori ne seguiva; e per lunghe esperienzie avvedendosi che, essendo il sole in diverse parti del cielo, evidentemente quaggiú si permutavano le qualitá dell’anno, e queste qualitá essere quattro, cioè quelle che noi primavera, state, autunno e verno chiamiamo; intesa giá qual fosse nel cielo la via del sole, quella, secondo il numero di queste, divisero in quattro