Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/140

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parti eguali. E poi, perché sentirono ciascuna di queste parti avere i principi differenti dalle fini, e ’l mezzo sentire della natura del principio e della fine; ciascuna di queste quattro parti divisero in tre parti equali; e cosí fu da loro la via del sole divisa in dodici parti equali, e quelle chiamaron «segni». E, accioché l’uno si cognoscesse dall’altro, immaginando figurarono in ciascuna parte alcun animale [ornato di certa quantitá di stelle, ingegnandosi di figurare, in quelle, animali], la natura del quale fosse conforme agli effetti di quella parte, nella quale con la immaginazione il figuravano. E, percioché la prima qualitá dell’anno estimarono essere la primavera, quella vollero fosse il principio dell’anno; e cosí quella parte del cielo, nella quale essendo il sole questa primavera veniva, vollero che fosse la prima parte della via del sole, e quivi figurarono un segno, il quale noi chiamiamo Ariete; nel principio del quale affermano alcuni Nostro Signore aver creato e posto il corpo del sole. E perciò, volendo l’autore dimostrare per questa discrizione il principio della primavera, dice che il sole saliva su dallo emisperio inferiore al superiore, con quelle stelle le quali eran con lui, quando il divino Amore lui e l’altre cose belle creò, e diede loro il movimento, il qual sempre poi continuato hanno; volendo per questo darne ad intendere che, quando da prima pose la mano alla presente opera, è circa al principio della primavera; e cosí fu, si come appresso apparirá. [Egli nella presente fantasia entrò a di 25 di marzo.] «Si ch’a bene sperar». Questa lettera si vuole cosí ordinare: «L’ora del tempo e la dolce stagione in’era cagione a sperar bene di quella fiera alla gaetta pelle»; o vero, se la lettera dice «di quella fiera la gaetta pelle», si vuole ordinare cosí: «m’era cagione a sperar bene la gaetta pelle di quella fiera». Ciascuna di queste due lettere si può sostenere, percioché sentenzia quasi non se ne muta. Reassumendo adunque la lettera come giace nel testo, dice: «Si che a bene sperar m’era cagione Di quella fiera», cioè di quella lonza, «alla gaetta pelle», cioè leggiadretta, percioché pulita molto è la pelle della lonza; o vero, secondo l’altra lettera, «m’era cagione di bene sperar» di dovere