Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/172

Da Wikisource.

sanitá: il quale, occupandoci, lega e quasi oziose rende tutte le nostre forze (ovvero potenze) sensitive e le intellettive, percioché, perseverante esso, né sentiamo né intendiamo alcuna cosa; di che a’ morti simili divegnamo. Ma, poi che la natura ha preso per la sua indigenza quello che l’è opportuno a restaurazione delle virtú faticate nella vigilia e in conforto della vegetativa virtú, eziandio senza essere da alcuno escitati, da questo per noi medesimi ci sciogliamo. E di questo alcuna cosa piú distesamente diremo nel principio del quarto canto del presente libro. L’altra maniera del corporal sonno è quella, dalla quale vinta ogni corporal potenza, si separa l’anima dal corpo, e senza alcuna cosa sentire o potere o sapere, immobili giacciamo, e giaceremo infino al di novissimo, senza poterci levare. E di questo intende il salmista, quando dice: «Cum dederit dilectis suis somnum».

Il sonno mentale, allegoricamente parlando, è quello quando l’anima, sottoposta la ragione a’ carnali appetiti, vinta dalle concupiscenze temporali, s’addormenta in esse, e oziosa e negligente diventa, e del tutto dalle nostre colpe legata diviene, quanto è in potere alcuna cosa a nostra salute operare. E questo è quel sonno, dal quale ne richiama san Paolo, dicendo: «Hora est iam nos de sonino surgere». E questo sonno può essere temporale e può esser perpetuo. Temporale è quando ne’ peccati e nelle colpe nostre inviluppati dormiamo; e il salmista dice: «Smgite postquam sederi tis, qui manducatis ponevi doioris»; e in altra parte san Paolo, dicendo: «Surge, qui dormis, et exurge a mortuis, et illumincibit te Christus». E talvolta avviene per sola benignitá di Dio che noi ci risvegliamo, e, riconosciuti i nostri errori e le nostre colpe, per la penitenzia levandoci, ci riconciliamo a Dio, il quale non vuole la morte dei peccatori; e, a lui riconciliati, ripognamo, mediante la sua grazia, la ragione, si come donna e maestra della nostra vita, nella suprema sedia dell’anima, ogni scellerata operazione per lo suo imperio scalpitando e discacciando da noi. Perpetuo è quel sonno mentale, il quale, mentre che ostinatamente ne’ nostri peccati perseveriamo, ne sopraggiugne l’ora ultima della presente vita, e in esso addormentati, nell’altra