Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/19

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o degli occhi di lei dovesse attignere ogni suo bene e intera consolazione.

Oh insensato giudicio degli amanti! chi altri che essi estimerebbe per aggiugnimento di stipa fare le fiamme minori? Quanti e quali fossero li pensieri, li sospiri, le lagrime e l’altre passioni gravissime poi in piu provetta etá da lui sostenute per questo amore, egli medesimo in parte il dimostra nella sua Vita nova, e però piú distesamente non curo di raccontarle. Tanto solamente non voglio che non detto trapassi, cioè che, secondo che egli scrive e che per altrui, a cui fu noto il suo disio, si ragiona, onestissimo fu questo amore, né mai apparve, o per isguardo o per parola o per cenno, alcuno libidinoso appetito né nello amante né nella cosa amata: non picciola maraviglia al mondo presente, del quale è si fuggito ogni onesto piacere, e abituatosi l’avere prima la cosa che piace conformata alla sua lascivia che diliberato d’amarla, che in miracolo è divenuto, si come cosa rarissima, chi amasse altramente. Se tanto amore e si lungo potè il cibo, i sonni e ciascun’altra quiete impedire, quanto si dee potere estimare lui essere stato avversario agli sacri studi e allo ’ngegno? Certo, non poco; comeché molti vogliano lui essere stato incitatore di quello, argomento a ciò prendendo dalle cose leggiadramente nel fiorentino idioma e in rima, in laude della donna amata, e accioché li suoi ardori e amorosi concetti esprimesse, giá (atte da lui; ma certo io noi consento, se io non volessi giá affermare l’ornato parlare essere sommissima parte d’ogni scienza; che non è vero. VI DOLORE DI DANTE PER LA MORTE DI BEATRICE Come ciascuno puote evidentemente conoscere, niuna cosa è stabile in questo mondo; e, se niuna leggermente ha mutamento, la nostra vita è quella. Un poco di soperchio freddo