Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/235

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altre cose, secondo la dimostrazione della ragione. E queste sono, come altra volta ho detto, il conoscere pienamente i difetti della vita passata, e di quegli pèntersi e dolersi, e appresso nelle braccia rimettersene della Chiesa, e al vicario di Dio confessarsene, disposto a satisfare. E, questo fatto, potrá veramente credere sé essere nello stato della grazia di Dio tornato, e le sue buone opere essere accettevole e piacevoli nel cospetto suo e valevoli alla sua salute. Ma, infino a tanto che in questa grazia non è il peccatore ritornato, non può andare per la via della luce, ma va per le tenebre notturno. E perciò, per dovere tosto a quella grazia pervenire, dee il peccatore ingegnarsi di fare ogni atto meritorio: far limosine, l’opere della misericordia, usare alla chiesa, digiunare, orare, e simili cose adoperare; percioché, quantunque senza lo stato della grazia a salute non vagliano, sono nondimeno preparatorie a doversi piu prontamente e piú prestamente menare a meritare e ad avere la divina grazia.] E perciò, quantunque ad averla l’autore si disponga, percioché ancora non l’ha, ne dimostra il principio del suo cammino cominciarsi di notte. Séguita di vedere, essendo l’autore giá entrato dietro alla ragione in cammino, donde potesse nascere in esso la viltá d’animo, la qual dimostra nel dubbio, il quale seco medesimo muove alla ragione: nel quale assai manifestamente mostra lui ancora nello stato della grazia non esser tornato, e per questo aver avuto in lui forza il sospettare de’ consigli della ragione. Per la qual cosa in molti avviene che, in se medesimi raccolti, contro alle dimostrazioni della ragione disputano; e di questo, considerata la nostra fragilitá, non ci dobbiamo noi per avventura molto maravigliare. E la ragione può esser questa. Assai manifesta cosa è, eziandio in ciascun costante uomo, nel mutamento d’uno stato ad un altro alquanto gli uomini vacillare e stare in pendente, s’è il migliore o non è, dello stato nel quale si trova, trapassare ad un altro, o pure in quel dimorarsi. E non ò alcun dubbio che, stando l’uomo in pendente, che ogni piccola sospinta il può muovere e farlo piú nell’una parte che nell’altra pendere. Avviene adunque che