Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/85

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COME LA LOTTA DELLE PARTI LO COINVOLSE

Era ne’ tempi del glorioso stato del nostro poeta la fiorentina cittadinanza in due parti perversissimamente divisa, alle quali parti riducere ad unitá Dante invano si faticò molte volte. Di che poi che s’accorse, prima seco propose, posto giú ogni ufício publico, di viver seco privatamente; ma, dalla dolcezza della gloria tratto e dal favor popolesco, e ancora dalle persuasioni de’ maggiori, sperando di potere, se tempo gli fosse prestato, molto di bene adoperare, lasciò la disposizione utile e perseverando seguitò la dannosa. E, accorgendosi che per se medesimo non poteva una terza parte tenere, la quale, giusta, la ingiustizia dell’altre due abbattesse, con quella s’accostò nella quale, secondo il suo giudicio, era meno di malvagitá. E, aumentandosi per vari accidenti continuamente gli odii delle parti, e il tempo vegnendo che gli occulti consigli della minacciante fortuna si doveano scoprire, nacque una voce per tutta la cittá: la parte avversa a quella, con la qual Dante teneva, grandissima multitudine d’armati in disfacimento de’ loro avversari aver nelle case loro. La qual cosa creduta spaventò si i collegati di Dante, che, ogni altro consiglio abbandonato che di fuggire, non cacciati s’usciron dalla cittá e, con loro insieme, Dante. Né molti di trapassarono che, avendo i lor nemici il reggimento tutto della cittá, come nemici publici tutti quegli, che fuggiti s’erano, furono in perpetuo esilio dannati, e i lor beni ridotti in publico o conceduti a’ vincitori.