Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/236

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di tre accidenti, li quali in questi cotali attornianti il mondo per arricchire par che sieno.] [Chiamasi adunque il cavallo primo Meteo, il quale è interpetrato «oscuro», per Io quale s’intende l’oscura, cioè stolta, diliberazione d’acquistare quello che non è di bisogno, dalla quale il cupido, senza riguardare il fine, si lascia tirare. Il secondo cavallo è chiamato Abaster, il quale tanto viene a dire quanto «nero», accioché per questo si conosca il dolore c la tristizia de’ discorrenti, li quali spessissime volte si truovano in cose ambigue e in evidenti pericoli e in paure grandissime. Il cavai terzo è nominato Novio, il qual tanto vuol dire quanto «cosa tiepida», accioché per lui cognosciamo che per la paura de’ pericoli, e ancora pe’ casi sopravvegnenti, cade la speranza di coloro che ferventissimamente disiderano d’acquistare, e cosi intiepidisce l’ardore il quale a ciò stoltamente gli confortava.] [Il maritaggio di Proserpina, la quale alcuna volta significa «abbondanza», e massimamente qui, ad alcuno non è dubbio che con altrui che co’ ricchi non si fa, e spezialmente secondo il giudicio del vulgo ragguardante, la cui estimazione spessissimamente è falsa; percioché esso quasi sempre crede che lá dove vede i granai pieni, come appo i ricchi si veggono, che quivi sia abbondanza grandissima; dove in contrario, essendo le menti vote, si come l’avarizia procura, v’è fame e gran penuria d’ogni bene, c però di questo maritaggio niuna cosa si genera che laudevole o degna di memoria sia.] [Cerbero, cane di Plutone, estimano alcuni essere stato vero cane, e perciò essere detto lui aver tre teste, per tre singulari proprietá, le quali erano in lui: egli era nel latrato d’alta voce e di sonora, ed era mordacissimo, e, oltre a ciò, era, in tcn,ere quello che egli prendeva, fortissimo. Nondimeno, sotto la veritá di questo cane, sentirono i poeti essere altri sensi riposti, in quanto è detto «guardiano di Dite»; e però, conciosiacosaché per Dite si debbano intender le ricchezze, si come davanti è mostrato, non potremo piú dirittamente dire alcuno esser guardiano di quelle se non l’avaro; e cosí per Cerbero sará da intendere l’avaro, al quale perciò sono tre teste discritte, a