Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/257

Da Wikisource.

interamente pagato: ma, prègandolo con umiltá il servo gli perdonasse, impetrò rimessione del debito; e poi liberato, fece, senza voler perdonare, prendere un suo conservo, per dieci talenti che dar gli dovea, e metterlo in prigione. Il che udendo il signore, che cento n’avea perdonati a lui, il fece prendere e d’ogni suo bene spogliare e gittare nelle tenebre esteriori, percioché verso il prossimo suo era stato ingrato, non volendosi ricordare di ciò che esso avea dal suo signor ricevuto. Alle quali cose se noi riguardassimo, cognosceremmo questo signore essere Iddio Padre, e il servo che dar dovea i cento talenti esser ciascheduno uomo: e perché possibile non ci era pagare il debito, mandò di cielo in terra il Figliuolo, il quale con la sua passione e morte ne liberò da cosí ponderoso debito. E noi poi, mal grati di tanta grazia, non ci possiamo, né ci lasciamo recare a’ conforti di coloro che saviamente ne consigliano, a perdonare alcuna ingiuria, quantunque menoma, l’uno all’altro: di che, privati d’ogni nostro bene, siamo per giudicio di Dio gittati in casa il diavolo.] Ma, quantunque l’uno pecchi meno che l’altro di queste tre maniere d’iracundi, nondimeno tutte offendono gravemente Iddio, si nel non aver saputo porre il freno della temperanza agli émpiti loro, e si per la ragione detta di sopra, e si ancora per avere avuto in dispregio il comandamento di Dio, dove nello Evangelio dice: «Mi h i viudictam et ego retribuam». E per questo nell’ira sua divenuti e in quella morti, quello ne segue, che poco davanti si disse, cioè che, dannati, siam mandati al supplicio, il quale l’autore ne discrive. È nondimeno questo vizio spesse volte non solamente per lo futuro supplicio dannoso molto all’iracundo, ma ancora nella vita presente. Ercule, adirato e in furor divenuto, uccise Megara, sua moglie, e due suoi figliuoli; e Medea, adirata, similmente due suoi figliuoli, di Giasone acquistati, uccise. Eteocle, re di Tebe, in singular battaglia contro a Polinice, suo fratello, discese; Atreo diede tre suoi nepoti mangiare a Tieste, suo fratello; Aiace telamonio, il quale non avevan potuto vincere l’armi troiane, vinto dall’ira, se medesimo uccise; Amata, moglie