Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/260

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contristassono, senza dubbio noi non ci adireremmo, e cosi per Tesser contristati ci adiriamo: e perciò, accioché i miseri iracundi sieno nel vizio loro medesimo puniti e afflitti, e per quello senza prò riconoscano sé dovere avere con pazienza schifata la tristizia, donde la loro ira nacque; in questa padule di Stige, la quale è interpretata «tristizia», demersi bollono, e in continua ira, in danno di se medesimi, come dimostrato è, s’accendono.

L’essere la padule calda e nera e nebulosa ne può assai ben dimostrare le tre qualitá degl’iracundi, delle quali di sopra è detto: intendendo per la caldezza del pantano la qualitá degl’iracundi, la qual dissi subitamente accendersi, e ciò procedere dall’omor collerico, il quale è caldo e secco. Per la nebula del padule possiamo intendere l’altra qualitá degl’iracundi, la qual dissi lungamente servare Tira accolta, ma poi per lunghezza di tempo a poco a poco risolversi, si come veggiamo che le nebule de’ pantani, state quasi salde e intere per buona parte del di, pure alla fine si risolvono e tornano in niente. La terza qualitá degl’iracundi, li quali dissi non solamente non lasciar mai Tira presa, ma quella convertita in odio mai non dimettere, senza aver presa vendetta dell’offesa, la quale gli parve aver ricevuto, e ciò procedere da complession malinconica, cioè terrea, si può intender per la nerezza del pantano, in quanto la terra di sua natura è nera, e la interpetrazion del nome della malinconia si dice da «melati», graece, il quale in latino suona «nero». E questi cotali malinconici son sempre nell’aspetto chiusi, bulbi e oscuri, per che assai paion conformarsi al colore del padule. O vogliam dire queste tre proprietá, le quali Tautor discrive esser di questa padule, dover significare tre proprietá degl’iracundi, cioè: per la nerezza, la tristizia; per la nebula, la caligine dell’ignoranza, la quale Tira para dinanzi agli occhi dello ’ntelletto, e cosí non può, offuscato, vedere quello che sia da fare; e per lo caldo, il furor dell’iracundo nel qual s’accende. Per lo loto, nel qual sono imbrodolati e brutti tutti, possiamo intendere la sozza e fetida macula, la quale Tira mette nelle