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CANTO QUARTO

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[Lez.xi] «Ruppemi l’alto sonno nella testa», ecc. Nel principio del presente canto, si come usato è l’autore, alle cose dette nella fine del precedente si continua. Dissesi nella fine del precedente canto come un vento balenò una luce vermiglia, la quale, toltogli ogni sentimento, il fece cadere, come l’uomo il quale è preso dal sonno; per che, nel principio di questo, dimostra come questo suo sonno gli fosse rotto. E dividesi questo canto in due parti: nella prima dimostra come rotto gli fosse il sonno e come nello ’nferno si ritrovasse; nella seconda, procedendo dietro a Virgilio, racconta sé avere molti spiriti veduti, pieni di gravi e cocenti sospiri, senza alcuna altra visibile pena. E questa seconda comincia quivi: «Or discendiam quaggiú nel cieco mondo».

Dice adunque nella prima parte cosí: «Ruppemi». Questo vocabolo suona violenza, volendo in ciò dimostrare che ogni atto, che in inferno si fa, sia violento e non naturale. La qual cosa non è senza cagione, la quale è questa: giusta cosa è che chi, peccando, fece violenza a’ comandamenti e a’ piaceri di Dio in questa vita, violentemente sia da’ ministri della giustizia punito nell’altra.