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«L’alto sonno». Il sonno, secondo che ad alcuno pare, è un costrignimento del caldo interiore e una quiete diffusa per li membri indeboliti dalla fatica; altri dicono il sonno essere un riposo delle virtú animali, con una intensione delle virtú naturali. Del qual, volendo i suoi effetti mostrare, scrive Ovidio cosi:

Sonine, quies rerum, placidissime somne deorutn,
pax animi, quem cura fugit, qui cor por a duris
fessa ministeriis rnulces, reparasque labori, ecc.

E, appresso costui, assai piú pienamente ne scrive Seneca tragedo, in tragedia Herculis furentis, dove dice:

. tuque o domitor,
sonine, malorum, requies animi,
pars Jiumanae melior vitae,
volucer, matris genus Astreae,
frater durae languidae Mortis,
veris miscens falsa, futuri
certus et idem pessimus auctor:
pater o rerum, portus vitae,
lucis requies noctisque comes,
qui par regi famuloque venis,
placidus, fessimi lenisque fovens:
pavidum Leti genus humanum
cogis longam discere mortem, ecc.

Di costui ancora Ovidio nel suo maggior volume discrive la casa, la camera e il letto e la sua famiglia, se quella per avventura alcun disiderasse. «Nella testa». La testa è alcuna volta posta per quella parte del viso, la qual noi chiamiamo «fronte», e alcuna volta per tutto il capo; e cosí in questo luogo intende l’autore, percioché nel capo dimora il sonno causato da’ vapori surgenti dallo stomaco e saglienti per l’arterie al cerebro. «Un greve tuono». È il tuono quel suono il quale nasce da’nuvoli, quando sono per violenza rotti; e causasi il tuono da esalazioni della terra fredde e umide e da esalazioni calde