Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/156

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quella tutta dissipò e gittò via; e tra l’altre sue bestiali operazioni si racconta che, disperando di vedere un grande e bel fuoco, fece ardere una sua ricca e bella villa; ultimamente divenne in tanta povertá e in tanta miseria, quanto alcuno altro divenisse giammai. Laonde creder si può che esso molte volte piagnesse quello che stoltamente avea consumato, e di che egli dovea consolatamente poter vivere; e perciò il pone l’autore, si come peccatore che usò man violenta nelle proprie cose, in questo cerchio. E segue poi l’autore il rammarichio del cespuglio, dicendo che dicea il cespuglio: «Che t’è giovato di me fare schermo?», quasi dica: niente, percioché tu non se’ scampato da’ denti delle cagne che ti seguivano, e a me hai aggiunta pena. E ancor séguita: «Che colpa ho io della tua vita rea?» — cioè, se tu sapesti, vivendo, si mal governare il tuo, che tu ne sii dannato a questa pena? «Quando ’l maestro fu sovr’esso fermo», cioè sopra questo cespuglio, «Disse: — Chi fosti, che per tante punte», delle cime del suo albero schiantate, «Soffi», cioè soffiando mandi fuor per quelle punte, «con sangue doloroso sermo?». — «E quegli a noi», disse: — «O anime, che giunte», cioè pervenute, «Siete a veder lo strazio disonesto», fatto di quel peccatore, il quale a questo mio bronco s’era aggroppato, e «C’ha le mie fronde si da me disgiunte, Ricoglietele al piè del tristo cesto», di questo mio cespuglio. E quinci, senza nominarsi, dice solamente la cittá lá onde egli fu, e ancora qual quella fosse mostra per alcuna circunscrizione, dicendo: «Io fui della cittá che nel Batista Mutò il primo padrone». |Lez. li] A dichiarazione delle quali parole è da sapere che, secondo che alcuni hanno opinione, quando la cittá di Firenze fu da prima posta, era signor dell’ascendente Marte; e per questo, coloro li quali la posono, essendo pagani, presero per loro protettore e maggiore iddio Marte, e quello fecioro scolpire di macigno a cavallo e armato, e poserlo sopra una colonna in quel tempio il qual noi chiamiamo oggi San Giovanni, e in quello fu onorato di riverenzia e di sacrifici mentre in questa cittá perseverò il paganesimo; poi, essendo qui seminata la veritá evangelica, e