Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/84

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sieno puniti dentro alla cittá di Dite, piú che quegli de’ quali di sopra ha parlato; e primieramente concede assai bene essere stato dimostrato da lui quello che detto ha de’ tre cerchi inferiori, dicendo: «Ed io: — Maestro, assai chiaro procede La tua ragione», nel dimostrare, «ed assai ben distingue Questo baratro», cioè questo inferno, il quale è da quinci in giu, «e», similmente distingue bene, «il popol che’l possiede», cioè i peccatori li quali in esso son tormentati. «Ma dimmi: Que’ della palude pingue», cioè gl’iracundi e gli accidiosi, li quali son tormentati nella palude di Stige, la quale cognomina «pingue» per la sua grassezza del loto e del fastidio il quale v’è dentro; e quegli «Che mena il vento», cioè i lussuriosi, che son di sopra nel secondo cerchio, «e» quegli «che batte la pioggia», cioè i golosi, li quali sono di sopra nel terzo cerchio, «E» quegli «che s’incontran con si aspre lingue», cioè gli avari e’ prodighi, li quali sono nel quarto cerchio (e dice «si scontran con si aspre lingue», cioè mordaci, in quanto dicono l’un contro all’altro: — «Perché tieni?» — e «Perché burli?» —), «Perché non dentro dilla cittá roggia», cioè rossa per lo fuoco, il quale, facendola rovente, la fa di nera divenir rossa, «Son e’ puniti», come son costoro, de’quali tu mi ragioni, «se Dio gli ha in ira?», cioè se Dio è adirato contro a loro; «E se non gli ha», in ira, «perché sono a tal foggia?»,—cioè puniti, come di sopra abbiam veduto. «Ed egli a me». Qui comincia la quarta parte del presente canto, nella quale Virgilio, mostrandogli la ragione per la quale quello avviene di che egli domanda, gli solve il dubbio mossogli. Dice adunque: «Ed egli a me» (supp/e), rispose, alquanto commosso e dicendo: — «Perché tanto delira, — Disse — lo ’ngegno tuo da quel ch’e’ suole?», cioè, perché esce tanto della diritta via piú che non suole? «Lira lirae» si è il solco il quale il bifolco arando mette diritto co’ suoi buoi, e quinci viene «deliro d’eliras», il quale tanto viene a dire quanto «uscire dal solco»; e però, metaphorice parlando, in ciascuna cosa uscendo della dirittura e della ragione, si può dire e dicesi «delirare». E cosi qui vuol Virgilio dire all’autore: tu suogli nelle cose dirittamente