Pagina:Boccaccio, Giovanni – L'Ameto, Lettere, il Corbaccio, 1940 – BEIC 1765776.djvu/207

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il corbaccio 201

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ma divenne liberamente sua: per che in niuno atto potresti con ragione dire che io mi fossi ingegnato di dovere alcuna tua cosa occupare.

«Ma, lasciando ora questa disputazione, che luogo non ci ha, stare e venendo a quello aprirti, che tu domandi, dico che per la mia disavventura, non sono molti mesi passati, avvenne che io con uno, al quale tu fosti giá vicino e parente, di cui esprimere il nome or non bisogna, in ragionare di varie cose entrai. E, mentre che noi cosí ragionando andavamo, accadde, come talvolta avviene che l’uomo d’uno ragionamento salta in un altro, che noi, il primo lasciato, in sul ragionare delle belle donne venimmo; e, prima avendo molte cose dette delle antiche, quale in magnanimitá, quale in castitá, quale in corporal fortezza lodando, condiscendemmo alle moderne: fra le quali il numero trovandone piccolissimo da commendare, pure esso, che in questa parte il ragionare prese, alcune ne nominò della nostra cittá; e, tra l’altre, nominò quella, che giá fu tua, la quale io nel vero non conosceva. Cosí non l’avessi io mai conosciuta poi! E di lei, non so da che affezione mosso, cominciò a dire mirabili cose, affermando che in magnifícenzia mai non era stata alcuna sua pari; e, oltre al naturale delle femmine, lei s’ingegnava di mostrare essere uno Alessandro, e alcune delle sue liberalitá raccontando; le quali, per non consumare il tempo in novelle, non curo di raccontare. Appresso lei di cosí e di tanto buono senno naturale disse essere dotata quanto altra donna per avventura conosciuta giá mai; e, oltre a ciò, eloquentissima, forse non meno che stato fosse qualunque ornato e pratico rettorico, fu ancora; e, oltre a ciò, che sommamente mi piacque, si come a colui ch’a quelle parole dava intera fede, la disse essere piacevole e graziosa e di tutti quelli costumi piena che in gran gentildonna si possano lodare e commendare. Le quali cose narrando questo cotale, confesso che io meco tacitamente dicea:

«O felice colui al quale la fortuna è tanto benigna ch’ella d’una cosí fatta donna gli conceda l’amore!»