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Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/271

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nota 265

caccesca. La funzione d’esso non finí dopo che quella fu data in pubblico: il genitore non si disinteressò della propria creatura, e con l’abituale incontentabilitá tornò a lavorare a piú riprese sul libriccino, non solamente per sottoporlo ad un’accurata revisione ortografica1, ma anche per introdurvi, col solito sistema delle raschiature e delle rescrizioni2, un numero considerevole di migliorie. Mancano elementi per stabilire se ciò fu fatto con lo scopo di procedere ad una nuova edizione o pubblicazione, e se, eventualmente, questa ebbe luogo prima della morte del Bocc. e per opera sua diretta, oppure dopo e per diligenza altrui. Certo è che dal punto estremo a cui giunse la rielaborazione del Bucc. c., ossia da quello che si fissa nel testo ultimo ed attuale di R, procede la lezione che possiamo dire vulgata, rappresentata da un discreto numero di mss. e dalle stampe.

Dei primi3 il piú antico si può ritenere il Laurenziano XXXIV 49, finito di scrivere per Lorenzo Ridolfi da un amanuense di nome Maurizio il 20 agosto 13794; un altro, il Bodleiano 558 (Oxford), è dovuto alla penna di ser Domenico Silvestri, un umanista fiorentino di poco piú giovine del Bocc., del quale fu grande ammiratore5. I rimanenti sono d’importanza secondaria6. Quanto



  1. Che sia dovuta all’autore stesso, e non a qualche lettore o successivo possessore del ms., fu ragionevolmente ammesso e accertato dal Lidonnici (op. cit., pp. 9-10). Lo Hecker, dopo avere esposto alcuni acuti rilievi in proposito (p. 45, n. 1), aveva lasciato insoluta la questione.
  2. Sono rilevabili, in queste, diversi andamenti ed aspetti della scrittura, pur fondamentalmente una ed identica: talvolta la mano è piú leggera e il tratteggio sottile, tal’altra il segno è piú largo e pesante, quasi stanco. Anche il colore dell’inchiostro presenta differenze sensibili.
  3. L’indicazione di quattro mss., tutti fiorentini, diede da prima E. Narducci (Di un Catalogo generale dei mss. e dei libri a stampa delle Biblioteche governative d’Italia, Roma, 1877, p. 11); sei ne elencò e descrisse poi A. Hortis nei suoi Studj sulle opere latine del Bocc. (Trieste, 1879, pp. 911-12): curioso che gli restasse ignoto proprio R!
  4. Cfr. Bandini, op. cit., II, col. 165.
  5. A c. 63 r si legge: «Scriptus per ser Dominicum Silvestricum cui reddatur» (cfr. Giorn. Dantesco, XXX, p. 421, n. 4). La scrittura di O è perfettamente identica a quella del ms. I III 12 della Nazionale Universitaria di Torino, contenente l’originale autografo del Liber de insulis del Silvestri.
  6. Basterá semplicemente enumerarli: Laurenziano LII 29; Laurenz. Ashburnh. 851; Harleian 5421 del British Museum di Londra (del 1408); lat. 8389 della Bibliothèque Nationale di Parigi (forse di mano di N. Naldi), testo interrotto al principio dall’egl. VI; Magliabechiano VIII 1313 della Nazionale Centrale di Firenze (copia di L, incompiuta); ms. H VI 23 della Biblioteca Comunale di Siena.