Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/285

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nota 279


6) copulavit Ameto 511;
7) prevalidas ornos 89;
8) mancavano i vv. 98-102, che furono aggiunti piú tardi (e corrispondentemente fu rifatto il v. 103, il quale appare scritto sopra uno del tutto abraso);
9) mancavano i vv. 114-116, che furono aggiunti successivamente;
10) Fur igitur Midas est 1172;
11) mancavano i vv. 127-131, che furono aggiunti piú tardi;
12) nec celsum 1283;
13) mancavano i vv. 150-154, che furono aggiunti piú tardi4.

Nella redazione B passarono le lezioni 2), 5), 6) e 12); figurano giá inserite al loro posto le giunte 8), 9), 11) e 13).


Redazione A:

1) grandisque 19;
2) mancavano i vv. 81-83, che furono aggiunti posteriormente;
3) Nequeunt meruisse nepotes | quod meruere patres 92 sg.5;
4) mancavano i vv. 111-112, che furono aggiunti successivamente6;
5) sponte iecisset 115;
6 ) dari scerpenda 1207;
7) felices anime vestros 1228;
8) pannonius 127;


  1. Lezione rimasta in L.
  2. Cfr. Hecker, p. 46.
  3. Lezione rimasta in L.
  4. Elementi e tratti rescritti su rasura: Midas si te vel forte 2, iussit 6, quidem 36, Midas 37, avidus 49, cess di cessere 66, miseras 106, edos 110, ssen di Assensere 122, le ultime tre lettere di equum 131, garrula 132, ineptum 141; dopo noctes 8 seguiva una breve parola che fu abrasa.
  5. Lezione rimasta in L.
  6. Nella giunta (c. 41 v) il Bocc. incominciò a scrivere una terza riga, che fu poi abrasa; sembra di potervi leggere ancora Heu potuit (cfr. Hecker, p. 52).
  7. Lezione rimasta in L (cfr. Hecker, p. 67).
  8. Lezione rimasta in L. L’esametro originario misurava con questo vestros sette piedi!