Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/303

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nota 297

di Zanobi era stata prima stampata dall’Hortis sui due mss. Laurenziano Rediano 155 (giá 187) e New College 262 di Oxford1.

La lezione di V (cc. 69 v-70 v) è discretamente scorretta, quantunque il codice possa credersi fatto mettere insieme da Donato Albanzani, l’amico al quale il Bocc. dedicò poi il Bucc. carm. e che forse aveva da lui avuto direttamente in comunicazione le due epistole2. Tralasciando alcune minuzie ortografiche (vicisim 33, narare 35 e discurere 48, ticinni 45, chors 52, Boccatii nella firma, ed anche vinctusque 25 e vincique 31), richiesero l’intervento della critica i passi seguenti: invicta 3, ms. in uita; Faciant 10, ms. Faciunt; dicis 36, ms. ducis; degere 38, ms. decere; desunt 39, ms. desint; surgeret 47, ms. surgent; cuncta 48, ms. vincta3; sumpta 49, ms. sumpto; aut 50, ms. at; peneide 52, ms. peucide; fonte 54, ms. fronte. Il primo e l’ultimo emendamento spettano al Frati; egli mutò anche Faciunt del v. 10 e decere del v. 38 in faciat e dicere, e volle correggere at del v. 50, ma in modo da far perdere la misura al dattilo4. Invece peneide 52 fu proposto dal Torraca5; quanto al v. 63, che nel ms. si legge sfornito di quel michi, la restituzione, necessaria per dar la misura all’esametro e perché compie il senso di affuit, è mia.

Se per la risposta V è il solo apografo a noi pervenuto, la missiva si trova anche negli altri due testi a penna adoperati dall’Hortis6: essi, per una certa lezione in cui concordano tra loro e differiscono da V, sembrano costituire una tradizione indipendente, che però non oserei dire posteriore né migliore7;



  1. Cfr. Hortis, op. cit., pp. 343-44.
  2. Cfr. Novati, nell’Arch. stor. ital., serie quinta, VI [1890], pp. 381-85.
  3. Prima fu scritto cunta e poi surrogato e richiamato, in margine, vincta; anche nel v. seg. serta fu sostituito in margine alla scrittura primitiva certa.
  4. Impossibile ĕt alias. Altro errore di prosodia l’avere inteso venerandĕ 2, ch’è un vocativo, come il genitivo venerandae. Nel v. 10 non è vero che V legge Faciant. Si potrebbe anche rilevare qualche interpunzione inopportuna.
  5. Per la biografia di G. Bocc. cit., p. 149, n. 1.
  6. E fu riportata da Filippo Villani nella seconda redazione delle sue vite dei fiorentini illustri, elaborata tra il 1395 e il ’97, nella notizia di Zanobi da Strada.
  7. Al v. 23, contro humeris digna onera nostris di V, gli altri due leggono humeros spectantia nostros (e con essi concorda il testo trascritto dal Villani, di cui nella n. prec.). Al Foresti, che studiò i rapporti di queste lezioni (pp. 491-2 dello scritto che citerò qui oltre), parve non essere dubbio che l’ultima «sia correzione dell’autore, accortosi di essersi lasciato sfuggire nella prima dettatura un verso zoppicante». Ma humeris digna onera nostris è metricamente corretto quanto humeros