Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/311

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nota 305

metri, giunti questi sino a noi1, dai quali possiamo desumere che Menalca (come séguita ad essere chiamato pastoralmente il Bocc.) aveva trattato in forma bucolica un certo argomento, non meglio determinabile, per meritarsi l’approvazione di Bernardino da Polenta e, sembra, anche per rintuzzare una specie di provocazione poetica2.



  1. Il carme del Rossi inc. Non tam prepetibus captabant ethera pennis e ci è conservato dal solo Laur. XXXIX 26, le cui origini boccaccesche ci son note (pp. 262-4), alle cc. 115 v-116 v. Fu stampato con qualche correzione arbitraria nel to. VI dei citati Carmina ill. poet. ital., pp. 317-8, e piú esattamente nell’art. indicato qui sotto.
  2. Cfr. Massèra, Il preteso epicedio bucolico dantesco di un letterato forlivese, in Felix Ravenna, fasc. 9 [1913], p. 366 sgg.



G. Boccaccio, Opere latine minori. 20