Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/320

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314 nota

primo verso, e similmente la data delle due che furono copiate subito dopo la prima sia stata lasciata in tronco con uno sbrigativo «etc1. La copia sembra essere stata presa poco tempo dopo la composizione2, la quale cadde certo per tutte dentro l’anno 1339, che fu esplicitamente indicato in calce alla I3. Ma, se questa è del 3 d’aprile e la IV del 28 di giugno, le due rimanenti si dovranno considerare intermedie? Il Traversari credette «piú probabile» che nel ms. le epistole siano disposte «nell’ordine stesso di tempo in cui furono dettate»4, ma io non trovo che si possa affermar nulla in questo senso o altrimenti; e però, senza intendere di scostarmi dalla disposizione emergente in ZL, mi limito ad invertire quelle che in esso sono seconda e terza, per porre in immediata vicinanza le due (qui, I e II) aventi la comune caratteristica di portare, o piuttosto di aver portato un giorno, l’appendice lirica volgare.

All’ep. I il Bocc. premise l’intestazione Missa duci Duracchii, senza indicare il proprio nome: ma sotto l’ultima parte della parola Duracchii si scorge un’abrasione e un po’ piú a destra appare l’ombra di un de; tenuto conto dell’Idem premesso all’ep. seguente e che necessariamente si richiama ad un’indicazione giá data, possiamo dunque ritenere che in un primo tempo fu scritto anche il nome dell’autore nella forma esclusivamente usata dal Nostro durante la gioventú, Iohannes de Certaldo. Quanto all’ep. III (seconda in ZL), dopo quell’Idem, che restò intatto, si



  1. Il Sabbadini ravvisò inoltre nelle parole «fuit iste» 11014 (locuzione parallela offre invece «est iste» 1146) una conferma che «la copiatura fu posteriore all’invio»: mentre la missiva originale richiede il presente est, quel fuit storico si denunzia come una mutazione del copista nell’atto del copiare.
  2. Ciò fu giá supposto dal Traversari contro l’Hauvette (op. cit., pp. 8-9); adesso il Sabbadini ammette che le lettere siano state trascritte «in quel medesimo anno o tutt’al più nel successivo».
  3. Cfr. Traversari, pp. 8-9, 14-5, con un tal quale ondeggiamento rispetto alla data dell’ep. IV, che nei luoghi citati è detta «certamente», «sicuramente» del 1339, mentre piú avanti (pp. 68, n. 9, e 74) è portata con qualche esitazione al 1340; ciò dipese dai dubbi sollevati in proposito dal Della Torre (op. cit., pp. 339-42), ma definitivamente confutati dal Torraca (Per la biogr. cit., pp. 93-4). Sulle contese in Barletta tra le famiglie Della Marra e Della Gatta cfr. ora l’art. di R. Caggese, Giov. Pipino conte d’Altamura, nel vol. Studi di storia napol. in onore di M. Schipa (Napoli, 1926), pp. 150-52; il C. non conobbe la lettera boccaccesca né il libro del Torraca, dove avrebbe trovato stampati (p. 227 sgg.) i documenti a cui rinvia.
  4. Op. cit., p. 15.