Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/350

Da Wikisource.
344 nota

e dal Laur. XC (LS invece et adhuc si parum); detector effectus ivi14, mio emend. della lezione detector affectus di LS (Laur. XC detector affectus, N poi delectatur affectus, donde le stampe delectatione effectus!); quod ivi, mss. quid; veniens ivi15, mss. venientem, paternos ivi16, da N e Laur. XC: patrios di LS sará certo una risoluzione paleografica errata1; sibi ivi19, omesso da LS, è restituito da N; et in filium ivi21, et suppl. dal Laur. XC; summito ivi, lezione del medesimo ms. (LS ed N risp. submitto e submicto, donde la lezione delle stampe); obiurgationibus frena ivi22, da N e dal Laur. XC (LS inverte frena obiurg.); Patavum ivi26, LS ed N contro l’uso boccaccesco Patavium (ma Laur. XC Pactavum); sim ivi, lezione di N e del Laur. XC (LS invece sum); te visitabo, dai medesimi due mss. (anche qui LS inverte); vir dilectissime ivi28, del solo LS2. La firma manca in LS e nel Laur. XC.

All’ep. furono assegnate date diverse da diversi: l’Hortis l’attribuí all’inverno 1362-’633, il Novati e poi l’Hauvette al ’684, il Foresti al bimestre marzo-aprile 13675. Che la lettera sia stata diretta a Padova e non a Bologna, risulta evidente dal contenuto6: perciò essa è anteriore alla fine del ’67, in cui Pietro da Muglio ritornò ad insegnare a Bologna7; è poi certo da ritenere scritta in corrispondenza del principio di un anno scolastico (e però nell’ottobre o novembre), e piú propriamente di un anno giá abbastanza lontano dall’inizio della dimora padovana del grammatico, di guisa che lo scrivente potesse sapere e dire che la fama di lui s’era giá diffusa nel Veneto. D’altra parte, l’intrinsichezza col



  1. Da una scrizione patnos con il compendio di er accanto alla parte superiore della t (il passaggio inverso, da un patrios orig. a paternos, è meno probabile).
  2. Il Corazzini pretende che il ms. rechi mi invece di vir.
  3. Studj cit., p. 281.
  4. Novati, La giovinezza di Col. Salutati, Torino, 1888, p. 36 e n. 2; Hauvette, Boccace, p. 443.
  5. Nel period. L’Archiginnasio, XV [1920], p. 165, n. 2.
  6. Cfr. la frase «nunquid de proximo Patavum venturus sim» 17826; contro l’opinione dell’Hauvette, essa mostra che Pietro non era altrove che a Padova, come fu stabilito da me (Giorn. stor., LXV, p. 409 e n. 4) e poi dal Foresti (loc. cit., p. 167, n. 2).
  7. Il Foresti stabilí come probabile inizio della dimora padovana dell’insigne maestro il principio di novembre 1362 (p. 165) e pubblicò un breve da cui risulta ch’egli pattuí di fermarsi per un quinquennio. Dunque il patto scadeva alla fine dell’anno scolastico 1366-’67, ossia nell’autunno del 1367. Il far prolungare d’un anno il soggiorno di Pietro, tacendo in proposito ogni attestazione documentaria, non manca d’essere arbitrario; tuttavia il For. (p. 169), seguito dal Sabbadini (Giov. da Ravenna, Como, 1924, p. 28), assegnò al 1368 il ritorno a Bologna.