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Rime 93

Et è di questo Baia la cagione,
     La qual invita sì col suo diletto10
     Colei, che là sen porta la mia pace,
     Che non mel fa alcun’altra stagione;
     Et che io vadia là, mi è interdetto
     Da lei, che può di me quel che le piace.


LXI.


Intra ’l Barbaro monte e ’l mar tyrrheno
     Sied’il lago d’Averno, intorniato
     Da calde fonti, et dal sinistro lato
     Gli sta Pozzuolo et a dextro Miseno1;
     Il qual2 sent’ora ogni suo grembo pieno5
     Di belle donne, avendo racquistato


  1. In mezzo tra Pozzuoli e Miseno, e più vicino al mare che il lago d’Averno, è Baia, della quale così parla il Boccacci nel suo dizionarietto geografico: ‘Baie autem locus est inter Puteolos et Miseni monimentum, secus campanum mare,... tanta celi benignítate et agrorum fertilitate atque nemorum et maris amaenitate conspicuus et optabilis, ut olim in se posset romanos attrahere proceres’; aggiunge poi: ‘Fontium abundantissimus est, et omnes pro diversitate diversis egritudinibus prestant remedium salutare’ (cfr. De fontibus, ad v. Baiarum fontes; le stesse cose, ma più in breve, son dette nel trattato De maribus, ad v. Baianus sinus). Che il lago Averno sia intorniato da calde fonti è ripetuto nella medesima opera: ‘Avernus Campanie lacus est in sinu baiano... Sunt preterea circum scaturientes assidue tepentes fontes’ (De lacubus, ad v. Avernus). All’Averno, congiunto anticamente col prossimo lago Lucrino (si veda qui, p. 53, n. 4), accenna il poeta, IV, 2 in ove ricorda le acque di Iulio; anche di queste è fatta menzione nello scritto De lacubus citato (ad v. Lucrinus lacus).
  2. Il lago d’Averno con i suoi dintorni.