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Rime | 99 |
De’ tuo’ vaghi occhi, qualor gli vedea,
Giovine bella, quasi che fuggita;
Pur sostenea la deboletta vita5
Un soave pensier, che mi dicea,
Quando di ciò co’ meco mi dolea:
Tosto sarà omai la suo’ reddita1!
Ma cciò mai non avene, e me partire
Or convien contr’a grado2, né speranza10
Di mai vederti mi rimane alcuna.
Onde morrommi, caro mio disire,
O piangerò, il tempo che mi avanza,
Lontano a tte, la mie’ crudel fortuna.
LXVII.
Poscia che gli occhi mia la vaga vista
Ànno perduta, il cui lieto splendore
Ciaschedun mio desir caldo d’amore
Facea contento in questa valle trista,
Dove più noia chi più vive acquista;5
Non curo omai se del dolente core,
Alma, ten vai, perciò che ’l mio dolore
Non regolerà mai discreto artista.
Anzi ten va, ch’io, che solea cantare,
Non vo’ pascer l’invidia di coloro10
A’ quai doler solea la mia letitia.