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Rime 173


S’i’ avessi in mano gli capegli avolti
     Di te, ch’à’ lo mio cuor per mezo aperto1,
     Prima ch’i’ gli lasciassi i’ vedria certo
     Pianger quegli occhi che da Amor son volti.5
     E poscia ch’io n’avessi tanti tolti,
     Ch’a me ’l tu’ pianto fosse discoperto,
     Morte vorrei dalle tua man, per certo,
     Non li avendo però da mano svolti.
Poi vorria che con tua mano aprissi
     El freddo cuore, ov’Amor con suo strale10
     La tua verace imagine confissi2.
     Verrieti pur pietà di tanto male,
     E crederesti quel che già ti dissi3
     El core aflitto e l’angoscia mortale.


Ecco, madonna, come voi volete,
     Io sento la mia vita che vien meno;
     Né so se fia il fer’isdegno4 pieno5,
     Che à della mia morte sì gran sete.
     Ma ditemi: dell’ossa che farete,5
     Gnude di ciò che prima i ricoprieno6?
     Dite: porrete alla vostra ira freno
     O la cenere al vento gitterete?


  1. È preso lo spunto, sin anche nelle parole, dalla famosa stanza sesta della canzone dantesca Così nel mio parlar voglio esser aspro.
  2. «Impresse.»
  3. È terza persona. «Ciò che già dissero alla donna il cuore afflitto e la mortale angoscia» è la forza della passione nel poeta.
  4. Cfr. p. 171, n. 3.
  5. «Soddisfatto.»
  6. «Spogliate di quelle cose che prima le ricoprivano.»