Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu/208

Da Wikisource.
174 Giovanni Boccacci

Non so; ma di vo’ tegno tal credenza,
     Che racoglier farete quelle1 sparte10
     E ricoprir, di me forse piatosa.
     *     *     *     *      i’ spero, in qualche2 parte
     E’ facci de’ mia falli penitenza3,
     Sentirà gioia l’anima angosciosa.


I’ ò già mille penne e più stancate
     Scrivendo4 in rima e in parlar soluto5
     L’angoscioso dolor, ch’ò sostenuto
     Lunga stagione aspettando pietate;
     E, s’io non erro, assai men quantitate65
     Quietare il mar da’ venti combattuto
     O qualunqu’alto monte avrien dovuto
     Muover del luogo suo, men faticate7,
Non che ’l cuor d’una donna: il qual niente
     Per lor di sua dureza s’è mutato,10
     Ma stassi freddo come ghiaccio all’ombra8.
     Ond’io mi struggo, e dolorosamente
     Piango la mia fortuna disperato;
     Né ’l cuor per tutto questo non mi sgombra9.


I’ avea già le lagrime lasciate
     E ritornava nel viso il colore,
     Perché alquanto più soave Amore


  1. Le ossa.
  2. «Qualunque.»
  3. Così nell’inferno come nel purgatorio.
  4. «Descrivendo.»
  5. In prosa.
  6. Di penne, ossia assai minor numero di scritti.
  7. «Stancandosi meno.»
  8. Cfr. p. 171, n. 4.
  9. «Non mi si libera.»