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36 Giovanni Boccacci

Inghirlandate di due ghirlandette
     Di rose rosse, tanto relucenti,
     Che a veder parean due fiammette;30
Vestite strette1, sì belle e piacenti,
     Che facean ridere tututto quel loco,
     D’ond’elle andavan con li passi lenti.
Le quali, andando sì a poco a poco,
     D’archi e di saette bene armate,35
     Fra sé cantando e faccendosi gioco,
Vider discender della stremitate
     Del monte una pantera; onde Cubella2
     Embriaca sonò molte fiate
Il corno, e ’l somigliante fe’ Tanzella,40
     Chiamando i cani, li qua’, po’3 venuti
     Fur, si drizzaro ver la fiera snella.
Covella corse avanti, e con tre aguti
     Istrali ferì quella nella fronte,
     E sì v’entrar, ch’a pena eran veduti45
Fuor che lle penne; là onde le pronte
     Gambe della pantera non potero
     Portarne lei, ma cadde a piè del monte.
Diece can, credo, o più ve l’asagliero,
     E a Covella, che llà già giunta era,50
     In terra morta e vinta la rendero.
Ma a Tanzella più usata fiera
     Aparve avante, andando per atare
     Iacopella nel loco dov’ell’era:


  1. «Succinte». Allo stesso modo vestita vide il massimo Guido la sua Mandetta: ‘e’ mi ricorda che ’n Tolosa Donna m’apparve accordellata istretta’ (ball. Era in penser).
  2. Lo stesso che Covella, come suona il nome ai vv. 43 e 50. Ambedue sono forme abbreviate di Giacopella (X, 17) o Iacopella (XIII, 54).
  3. «Poiché.»