Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu/68

Da Wikisource.
38 Giovanni Boccacci

Nel mezzo de’ duo corni un poco fora
     Li colse con tal forza, che si fisse,
     E quivi si morì sanza dimora.
Trasseli quella il core e poscia disse: — 25
     Tuccella, andiamo ove ti piace omai,
     Ch’io me n’andrei contenta s’i’ morisse — .
Disse Tuccella: — certo ragion ài,
     Sì facta pugna ài vinta — ; e preser via
     Al traverso del monte, e giro assai30
Pria che trovasser bestia, tuttavia
     Mirando ogni cespuglio; e, sì andando,
     Caterina Carafa in compagnia
Preser con loro, e givan ragionando
     Del lor cacciare e de’ loro accidenti,35
     Una parola poi l’altra tirando.
Ma, con le punte agute in sé battenti,
     Videro a lloro un istrice vicino,
     Che ruppe loro i lor ragionamenti;
E, fermatasi quivi nel camino,40
     Tuccella aperse l’arco e lui ferio,
     E di quel colpo si morì il tapino.
Caterina Carafa allor seguio
     Con li suo’ cani un caprio, che fuggiva
     Quanto potea al monte con disio;45
Ma lli can di Covella, che reddiva
     Al pian1, trovaro quello, onde fu morto
     Da Caterina, che forte il seguiva.
Prendeva al piano mirabil diporto
     Catrina Sighinolfi sopra il lito50
     Del fiumicello, il cui correre è corto.


  1. L’Embriaca (pel nome si veda qui addietro, p. 36, n. 2).