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Pagina:Boccaccio - Amorosa visione, Magheri, 1833.djvu/107

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CAPITOLO XXIII. 95

Vedendo ciò Deidamia, trafitta
     50Da grave doglia tutta scolorita,
     Parea dicesse a lui a lato ritta:
Oimè, anima mia, o dolce vita
     Del cor dolente che tu abbandoni,
     Di cui fia tosto credo la finita,
55In qua’ parti vai tu? quai regïoni
     Cerchi tu più graziose che la mia?
     Deh, credi tu a questi due ladroni?
Deh, non t’incresce di Deidamia?
     Io son colei che più che altra t’amo,
     60E che più ch’altra cosa ti disia:
In quant’io possa più mercè ti chiamo,
     Non mi ti torre, deh, non te ne gire,
     Non privar me di quel che io più bramo:
Sola mia gioia, solo mio disire,
     65Sola speranza mia, se tu ten vai
     Subitamente mi credo morire:
In continova doglia e tristi guai
     Istarò sempre; deh, aggi pietate
     Di me, se grazia meritai giammai.
70Ahi lassa, or son così guiderdonate
     Tutte le giovinette ch’aman voi,
     Che di subito sieno abbandonate?
Ricordar credo certo che ti puoi
     Quanto onor abbi da me ricevuto,
     75E ancora puoi ricever, se tu vuoi.
L’abito che ti ha fatto sconosciuto
     Sì lungo tempo, per me ’l ricevesti,
     Per me segreto se’ stato tenuto.