Ivi dall’alta ed unica intendanza 20Del Melanese, che col Can lucchese
Abbattè di Cardona l’arroganza.
Nella man della qual poi la cortese
Donna di quel cui seguita Ungheria,
Bellissima si fece a me palese, 25Grazïosa venendo onesta e pia,
Con lieta fronte in atto signorile,
Fece maravigliar l’anima mia.
Riguardando oltre con sembianza umile
Venía colei, che nacque di coloro, 30Che tal fïata con materia vile
Aguzzando l’ingegno a lor lavoro,
Fer nobile colore ad uopo altrui,
Multiplicando con famiglia in oro.
Tra l’altre è nominata da colui 35Che con Cefas abbandonò le reti
Per seguitare il Maëstro, per cui
I tristi duoli e gli angosciosi fleti
Fur tolti a’ padri antichi, e parimente
Da lui menati negli regni lieti. 40Appresso questa assai vezzosamente
Se ne veniva la novella Dido,
Di nome, non di fatto veramente,
Tenendo acceso nel viso Cupido;
Di tale sposa, ch’assai mal contenta 45Credo la faccia nel marital nido:
Ed il nome di lui di due s’imprenta,
D’un albero, e d’un tino, e ’l paro fatto
Dal suo diminutivo s’argomenta.