Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/164

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160 giornata seconda

piú che lo ’mperadore, gli avea questa grazia conceduta. Allora disse Ambruogiuolo: — Bernabò, io non dubito punto che tu non ti creda dir vero, ma per quello che a me paia, tu hai poco riguardato alla natura delle cose, per ciò che, se riguardato v’avessi, non ti sento di sí grosso ingegno, che tu non avessi in quella conosciute cose che ti farebbono sopra questa materia piú temperatamente parlare. E per ciò che tu non creda che noi, che molto largo abbiamo delle nostre mogli parlato, crediamo avere altra moglie o altramenti fatta che tu, ma da un naturale avvedimento mossi cosí abbián detto, voglio un poco con teco sopra questa materia ragionare. Io ho sempre inteso, l’uomo essere il piú nobile animale che tra’ mortali fosse creato da Dio, ed appresso la femina; ma l’uomo, sí come generalmente si crede e vede per opere, è piú perfetto: ed avendo piú di perfezione, senza alcun fallo dée avere piú di fermezza, e cosí ha, per ciò che universalmente le femine sono piú mobili, ed il perché si potrebbe per molte ragioni naturali dimostrare, le quali al presente intendo di lasciare stare. Se l’uomo adunque è di maggior fermezza, e non si può tenere che non condiscenda, lasciamo stare ad una che il prieghi, ma pure a non disiderare una che gli piaccia, ed oltre al disidèro, di far ciò che può acciò che con quella esser possa, e questo non una volta il mese, ma mille il giorno avvenirgli: che speri tu che una donna, naturalmente mobile, possa fare a’ prieghi, alle lusinghe, a’ doni, a mille altri modi che userá uno uom savio che l’ami? Credi che ella si possa tenere? Certo, quantunque tu te l’affermi, io non credo che tu il creda: e tu medesimo di’ che la moglie tua è femina e che ella è di carne e d’ossa come son l’altre. Per che, se cosí è, quegli medesimi disidèri deono essere i suoi o quelle medesime forze che nell’altre sono a resistere a questi naturali appetiti; per che possibile è, quantunque ella sia onestissima, che ella quello che l’altre faccia: e niuna cosa possibile è cosí acerbamente da negare, o da affermare il contrario a quella, come tu fai. — Al quale Bernabò rispose, e disse: — Io son mercatante e non fisofolo, e come mercatante risponderò; e dico che io conosco,