Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/311

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novella quinta 307

gli fosse a ciò sapere, pur mosso da piú onesto consiglio, senza far motto o dir cosa alcuna, varie cose tra sé rivolgendo intorno a questo fatto, infino alla mattina seguente trapassò. Poi, venuto il giorno, a’ suoi fratelli ciò che veduto aveva la passata notte dell’Isabetta e di Lorenzo raccontò, e con loro insieme, dopo lungo consiglio, diliberò di questa cosa, acciò che né a loro né alla sirocchia alcuna infamia ne seguisse, di passarsene tacitamente e d’infignersi del tutto d’averne alcuna cosa veduta o saputa infino a tanto che tempo venisse nel quale essi, senza danno o sconcio di loro, questa vergogna, avanti che piú andasse innanzi, si potessero tôrre dal viso. Ed in tal disposizion dimorando, cosí cianciando e ridendo con Lorenzo come usati erano, avvenne che, sembianti faccendo d’andare fuori della cittá a diletto tutti e tre, seco menaron Lorenzo, e pervenuti in un luogo molto solitario e rimoto, veggendosi il destro, Lorenzo, che di ciò niuna guardia prendeva, uccisono e sotterrarono in guisa che niuna persona se n’accorse: ed in Messina tornatisi, dieder voce d’averlo per loro bisogne mandato in alcun luogo, il che leggermente creduto fu, per ciò che spesse volte eran di mandarlo da torno usati. Non tornando Lorenzo, e l’Isabetta molto spesso e sollecitamente i fratei domandandone, sí come colei a cui la dimora lunga gravava, avvenne un giorno che, domandandone ella molto istantemente, che l’un de’ fratelli disse: — Che vuol dir questo? Che hai tu a far di Lorenzo, che tu ne domandi cosí spesso? Se tu ne domanderai piú, noi ti faremo quella risposta che ti si conviene. — Per che la giovane dolente e trista, temendo e non sappiendo che, senza piú domandarne si stava, ed assai volte la notte pietosamente il chiamava e pregava che ne venisse, ed alcuna volta con molte lagrime della sua lunga dimora si doleva e senza punto rallegrarsi, sempre aspettando, si stava. Avvenne una notte che, avendo costei molto pianto Lorenzo che non tornava ed essendosi alla fine piagnendo addormentata, Lorenzo l’apparve nel sonno, pallido e tutto rabbuffato e co’ panni tutti stracciati e fracidi, e parvele che egli dicesse: — O Lisabetta, tu non mi fai altro che chiamare e della mia lunga dimora t’attristi e me con le