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novella ottava | 389 |
udendo ciò che di Teodoro era avvenuto ed era per avvenire, dove piú dolorosa che altra femina la morte aspettava, dopo molto, alquanta di fede prestando alle parole, un poco si rallegrò, e rispose che, se ella il suo disidèro di ciò seguisse, niuna cosa piú lieta le poteva avvenire che d’esser moglie di Teodoro: ma tuttavia farebbe quello che il padre le comandasse. Cosí adunque in concordia fatta sposare la giovane, festa si fece grandissima con sommo piacere di tutti i cittadini. La giovane, confortandosi e faccendo nudrire il suo piccol figliuolo, dopo non molto tempo ritornò piú bella che mai; e levata del parto, e davanti a Fineo, la cui tornata da Roma s’aspettò, venuta, quella reverenza gli fece che a padre: ed egli, forte contento di sí bella nuora, con grandissima festa ed allegrezza fatte fare le lor nozze, in luogo di figliuola la ricevette e poi sempre la tenne; e dopo alquanti dí il suo figliuolo e lei ed il suo piccol nepote, montati in galea, seco ne menò a Laiazzo, dove con riposo e con pace de’ due amanti, quanto la vita lor durò, dimorarono.
[VIII]
Nastagio degli Onesti, amando una de’ Traversari, spende le sue ricchezze senza essere amato; vassene, pregato da’ suoi, a Chiassi; quivi vede cacciare ad un cavaliere una giovane ed ucciderla, e divorarla da due cani; invita i parenti suoi e quella donna amata da lui ad un desinare, la quale vede questa medesima giovane sbranare, e temendo di simile avvenimento prende per marito Nastagio.
Come la Lauretta si tacque, cosí, per comandamento della reina, cominciò Filomena:
Amabili donne, come in noi è la pietá commendata, cosí ancora in noi è dalla divina giustizia rigidamente la crudeltá vendicata, il che acciò che io vi dimostri e materia vi déa di cacciarla del tutto da voi, mi piace di dirvi una novella non meno di compassion piena che dilettevole.
In Ravenna, antichissima cittá di Romagna, furon giá assai nobili e gentili uomini, tra’ quali un giovane chiamato Nastagio