Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/164

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cosa di costei, di cui tu tanto gravato ti tieni, che sommamente ti farà lieto? niuno: ma certissimo può essere a tutti, che ogni speranza di vendetta, od altra letizia di cosa che qua rimanga, fugge nel morire a ciascuno. Vivi adunque; e come costei contro a te, malvagiamente operando, s’ingegna di darti dolente vita a cagione di disiderar la morte, così tu, vivendo, trista la fa’ della tua vita.

Maravigliosa cosa è quella della divina consolazione nelle menti de’ mortali: questo pensiere, siccom’io arbitro, dal piissimo padre de’ lumi mandato, quasi dagli occhi della mente ogni oscurità levatami, in tanto la vista di quelli aguzzati rendè chiara, che a me stesso manifestamente scoprendosi il mio errore, non solamente riguardandolo me ne vergognai, ma da compunzione debita mosso ne lagrimai, e me medesimo biasimai forte, e da meno ch’io non arbitrava mi reputai: ma rasciutte dal viso le misere e le pietose lagrime, e confortatomi a dovere la solitaria dimoranza lasciare, la quale per certo offende molto ciascuno il quale della mente è men che sano, della mia camera con faccia assai, secondo la malvagia disposizione trapassata, serena uscii, e cercando, trovai compagnia assai utile alle mie passioni, con la quale ritrovandomi, e in dilettevole parte ricolti, secondo la nostra antica usanza, primieramente cominciammo a ragionare con ordine assai discreto delle volubili operazioni della fortuna, della sciocchezza di coloro i quali quella con tutto il desiderio abbracciano, e della pazzia d’essi medesimi, i quali, siccome in cosa stabile, le loro speranze messe fermano; e di quinci alle perpetue cose della natura venimmo, e al maraviglioso